In questi giorni le cose non vanno un granché bene, i
cibi che riesco a mangiare senza grossi problemi sono solo yogurt, patate e pasta
con zucchine e la scorsa settimana, dopo più di un anno, ho dovuto tornare al
mio Pronto soccorso di fiducia.
Certo ho sicuramente avuto momenti più neri, ma questi
continui e insistenti malesseri mi stanno lentamente mettendo ko.
Mi sento fragile sia emotivamente che fisicamente.
Chi mi vive quotidianamente accanto si ritrova ormai a fare i
conti con i miei malumori e i miei malesseri e a volte mi viene da pensare che non
possa capire il mio stato d'animo. Poi mi rendo conto che se così non fosse
non potrebbe starmi così vicino con tanta pazienza. Mi sento vittima della
situazione, anche se razionalmente ritengo di non esserlo fino in fondo.
La voglia di vivere, le persone che mi amano e la prospettiva
di un prossimo futuro a San Candido (ormai non molto lontano) mi danno spesso
la forza e il coraggio per andare avanti.
Ci sono giorni in cui mi chiedo quando
sia successo che la mia vita sia cambiata in modo così improvviso e drastico e non
sempre riesco ancora a rendermene conto, mi sembra impossibile non poter più
fare cose che dalla maggior parte delle persone sono considerate normali, come
mangiare, uscire, vestirsi, lavarsi. Tutto dev'essere fatto con un criterio e
Foto di famiglia |
Ciò nonostante provo dentro di me un senso di disagio e
imbarazzo a lamentarmi, ho imparato a godermi quello che ho quando ce l'ho e
ora ho veramente molto per cui essere contenta e grata nonostante la malattia.
Un saluto particolare questa settimana voglio farlo a mio
padre Luigi, il 25 aprile di quest'anno sono cinque anni che è morto. Mi manca
e vorrei con tutto il mio cuore che lui sapesse quanto l'ho amato e quanto
continuo a farlo ogni singolo giorno della mia vita. Lui mi ha insegnato
veramente cosa vuol dire amare una persona in modo incondizionato, che va oltre
gli atteggiamenti, le parole e i gesti.
Sara
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