domenica 16 marzo 2014

Quando un semplice viaggio diventa un ostacolo insormontabile

Qualche mese fa ho conosciuto Elena (mi aveva contattato dopo aver letto la mia storia sull'Eco di Bergamo), anche lei colpita dalla mia  stessa malattia, la Sensibilità Multipla Chimica.
Dopo aver appreso che a San Candido stavo decisamente migliorando, si  è  decisa a venire a provare questa miracolosa cura anche lei.
Si è subito attivata per cercare un appartamento, ma non è facile trovare casa in queste zone, soprattutto quando si hanno delle determinate esigenze come le nostre: non deve essere su una strada particolarmente trafficata, non vicino alla stazione, non deve essere ristrutturata da poco e così via per altre molteplici limitazioni.
Quando a  gennaio nello stabile dove abito adesso si sono liberati due appartamenti, lei ne ha preso subito uno.
Elena abitava quasi a metà strada tra Roma e Napoli e fisicamente non era in grado di fare un viaggio così lungo senza un’assistenza medica.
Ha chiesto ad ASL, associazioni della sua zona e privati un’autoambulanza o comunque un mezzo di trasporto con un medico a bordo che la potesse portare fino a San Candido; all'inizio tutte accettavano ma appena venivano a conoscenza dei rischi che la malattia poteva causare si tiravano indietro. 
Poi finalmente, dopo due mesi di ricerca, un’associazione le ha messo a disposizione un’autoambulanza con un medico a bordo. Lei era emozionata e spaventata, finalmente aveva una data, tutto era pronto ma due giorni prima di partire il medico, informandosi meglio sulla patologia di cui soffre, si è tirato indietro perché non se la sentiva di prendersi una responsabilità del genere. Anche in questo caso il viaggio è stato annullato,  ma quando hai già una data  e stai contando le ore la delusione è doppia.
Poi mio fratello Alessandro mi diede l'idea di consigliarle di chiamare la Croce Bianca di Calusco d'Adda dove lui fa volontariato da diversi anni.
Calusco d'Adda conosce molto bene questa malattia, infatti è grazie all’aiuto di Amministrazione comunale, associazioni e concittadini del mio paese se mi è possibile stare qua.
Ed ecco la sorpresa: senza troppo scomporsi hanno preso subito in mano la situazione e nell'arco di qualche giorno si sono organizzati per portarla in Val Pusteria.
Quattro volontari, compreso mio fratello, più un medico si sono fatti quasi 2000 km in meno di 48 ore per poter permettere a Elena di tornare a vivere.
Voglio ringraziare di cuore la Croce Bianca di Calusco d'Adda che si è presa la responsabilità di aiutare una persona malata. 

                                                    Sara

lunedì 3 marzo 2014

La triste storia di Alissa

Alissa sul suo tappetino di casa
Questa è la storia di Alissa, da me presentata 15 giorni fa in facebook con il soprannome di Rooth. Permettetemi per una volta di fare un'eccezione a quella che è la finalità di questo blog e ve la racconto. Oggi 3 marzo Rescue Boxer La fenice, associazione con la quale avremmo dovuto fare l’adozione, è venuta a riprenderla perché ... Il problema è nato dal fatto che Ali è abituata a fare i suoi bisogni sul pavimento o sul selciato  e non nell’erba. Quindi  dopo due notti tragiche nelle quali ha invaso lo studio di escrementi  dall’odore nauseante ballandoci anche dentro, per questioni di igiene avevo deciso di farle trascorrere la notte nei locali sotterranei  e, ingenuamente, ne ho informato l’associazione. Non l’avessi mai fatto. Sabato scorso, giornata di pioggia come diverse in questo periodo, è venuta a sorpresa una volontaria a vedere il luogo dove dormiva Alissa e l’ha catalogato UMIDO E SENZA RISCALDAMENTO, QUINDI INADEGUATO.   Tanto umido e freddo che mio marito vi ha passato una vita ad incidere acqueforti (e quindi stando fermo al banco) senza avere avuto mai problemi di reumatismi né di banali raffreddori.  Fra l’altro, anche in casa il riscaldamento di notte è spento.
Alissa è stata rifiutata da un allevamento perché più piccola della norma e poi presa in carico da La fenice.
Quando l’abbiamo ritirata a Parma, aveva un odore nauseante e la prima cosa che ho fatto è stata quella di fermarmi a comprare una schiuma apposita e solo dopo diverse pulizie, alle quali lei sottostava bravissima, l'odore è diventato accettabile. Inoltre era sottopeso. Le abbiamo fatto fare una visita dal veterinario e l’esame delle feci (queste ultime non erano state fatte da La fenice) e sono stati riscontrati parassiti nell’intestino che abbiamo curato con apposita terapia, con la speranza che oltre all’odore nauseante delle feci  anche la magrezza dipendesse da quello. In effetti mangia molto ma non assimila, quindi il passo successivo sarebbero state altre analisi.
Ho parlato telefonicamente con la psicologa messa a disposizione dall’associazione per trovare dei trucchi per abituare Ali a fare i bisogni sul prato; dopo alcuni consigli telefonici mi ha chiesto la mail per mandarmi altri suggerimenti che però non ho mai ricevuto.
Ora Alissa, che ha vissuto i suoi primi 18 mesi in situazioni impensabili (così mi è stato detto), subirà un altro trauma perché sono convinta che LEI in cuor suo ci aveva già adottati.
Noi abbiamo avuto tre cani e sono stati sempre bene. Quando abbiamo avuto dei cuccioli non ne abbiamo dato uno a un tizio che voleva tagliargli le orecchie e la coda… mi sembra una motivazione più plausibile, oltre tutto l’abbiamo deciso PRIMA di consegnarglielo.
A quanto ho sentito non è il primo caso di associazioni che dicono di dare cani in adozione e si comportano così. Alla fine la morale è che non mi rivolgerò mai più a questo tipo di associazioni ma ad un regolare allevamento. Peccato!

Ciao Ali, buona fortuna.
Patrizia