martedì 27 agosto 2013

Tutto è vita, nel bene e nel male

Quando stavo bene e avevo qualche preoccupazione, oppure ero triste o semplicemente volevo staccare la spina, mi distraevo uscendo con gli amici: un bicchiere di vino, una cena, una birra e tanto shopping... capitava che  in piena notte aprivo il frigo e mi facevo un panino con melanzane, sottiletta, il tutto annegato in tanta maionese. Prima di arrivare a questi livelli,  evitando i due tre alimenti che mi davano allergia, digerivo anche i sassi e mangiavo di tutto. Mi piaceva andare in giro da sola, per negozi, al supermercato, perfino al ristorante.
Ora non posso neanche stare a casa da sola.
Però mi sono abituata.
E sì!!! Se c'è una cosa che la malattia mi ha insegnato è che ci si abitua veramente a tutto pur di vivere, dallo stare chiusi in quattro mura, a mangiare i soliti alimenti, a lavarsi solo con acqua.
Ci si abitua perfino all'assenza della persona che ami (un marito, un fidanzato, un genitore, un’amica ).
La  vita sotto questo punto di vista è meravigliosa, la voglia di vivere e di andare avanti prevale su tutto finché hai fede e qualcosa in cui credere.
Purtroppo non tutti hanno questa forza e si nascondono dietro mille obiezioni,  mille ma e mille se. La verità è che sono scuse per non cambiare e per continuare a fare quello che si vuole, anche se sbagliato.
La vita va avanti nonostante momenti brutti, malattie e delusioni. Le persone non sono dei giocattoli che si possono mettere in pausa finché il pessimo periodo non passi, altrimenti un giorno alzerebbero gli occhi e si accorgerebbero che intorno a loro non c'è più nessuno.
Io ho deciso di esserci anche nei momenti no, nel dolore e nella tristezza perché tutto è vita nel bene e nel male, perché la felicità si trova anche nei momenti bui (soprattutto quando puoi contare sulle persone giuste), non solo quando la vita ti sorride.


                                               Sara

martedì 20 agosto 2013

Sono tornata

Dopo molti giorni o meglio, settimane, che non scrivo eccomi finalmente tornata.
Il morale va meglio anche se fisicamente “ho avuto giorni migliori”, ma quando si sta bene psicologicamente si affronta la malattia e tutto quello che ci circonda con uno spirito diverso, con più armonia e serenità.
In queste settimane ho fatto puzzle, ho disegnato, ho chiacchierato al telefono con le amiche, sono stata con le persone che amo e sì, ci sono stati giorni che avevo solo voglia di isolarmi e stare da sola.
Non ho patito il caldo perché Marco a inizio estate si è preoccupato di trovarmi un condizionatore con filtri al carbonio e epa. Anche lo stomaco ne ha avuto giovamento in quanto non ho avuto il solito reflusso dei succhi gastrici che col caldo non mi danno tregua.
Finalmente l'Inps mi ha concesso l'assegno di accompagnamento e questo mi aiuta un po’ a concretizzare il mio progetto di trasferirmi a San Candido, naturalmente insieme alla mia dolce metà.
Non dormo molto di notte e spesso neanche di giorno. Ogni tanto, quando riesco, armata di mascherina e buona volontà, cucino qualche dolce che naturalmente mangerà qualcun altro, ma mi procura piacere e soddisfazione cucinare per le persone che amo, mi fa sentire utile e bene con me stessa. 
Ultimamente fatico a mangiare. È successo dopo che sono stata male per aver mangiato un alimento di dubbia provenienza, noi lo abbiamo acquistato per bio ma il mio corpo lo ha riconosciuto come un alimento trattato. Già dal primo boccone ho sentito tutta la bocca e le gengive sensibilizzate, all'inizio ho pensato che fosse solo un’idea mia, insomma era una verdura che consumavo abitualmente, ma, al quarto boccone mandato giù con fatica come i tre precedenti ,i sintomi si sono fatti prepotenti, ho passato tre ore da incubo (sudorazioni fredde, mal di stomaco, nausea, mal di testa, dolori muscolari, pruriti sparsi e bruciore agli occhi) prima di cominciare a stare meglio.
Quando mi capitano queste cose, il mio rapporto con  il cibo peggiora ulteriormente, ci sono stati un paio di giorni che se non ci fosse stato Marco non avrei mangiato dalla paura, lui mi aiuta in questi casi a sciogliere la tensione e a essere coraggiosa, si perché con la M.C.S. a volte ci vuole coraggio anche per mangiare.
Spesso sogno a occhi aperti il “mio” bellissimo lago Braies; vorrei trovarmi sulle sue sponde con i piedi in ammollo a leggere un libro. Spero di riuscire a vederlo ancora una volta prima che ghiacci. Ho voglia di sole sulla pelle e di vento nei capelli, di essere indipendente, ho voglia di libertà!!!
Vorrei che almeno per un giorno tutto tornasse alla normalità.
Ormai manca poco e io aspetto con gioia e trepidazione il cambiamento che tanto cerco per stare meglio e tornare a vivere...

                                                               Sara

sabato 10 agosto 2013

Nella giungla delle case editrici (seconda parte)

“In-cassa editrice” o “casa editrice? Questo il problema.Puzzled.svg
Prima arriva una mail o una telefonata con la dichiarazione di avere letto il manoscritto e di essere interessati alla sua pubblicazione, poi, senza altri preamboli, viene inviato per posta raccomandata un contratto da firmare con la richiesta di un sostanzioso contributo per avere l’assistenza editoriale, la pubblicazione, il programma pubblicitario, ecc. Leggendolo, sembra tutto bello e facile (se si esclude la cifra da sborsare) ma navigando qua e là in internet scopri che, a parte l’incasso del contributo, il resto è tutto aleatorio.
Personalmente ho avuto la possibilità di leggere un libro pubblicato in questo modo. Mi sono fermata a pagina 5 dopo aver trovato un refuso ogni tre righe e macroscopici errori da parte dell’autrice: evidentemente la pseudo casa editrice ha incassato i soldi e stampato il libro senza fare la correzione delle bozze. Mi domando se l’abbia mai letto.
Ma non tutte le case editrici sono così. C’è anche chi ha scritto dicendo che il progetto gli piace e che valuterà il manoscritto, ma che per farlo ha bisogno di tempo oppure suggerendoci già alcune modifiche (sine qua non...). Ci sono quelle che informano semplicemente con una mail in automatico che i loro tempi di risposta sono dagli otto mesi in su. C’è poi chi dichiara di non voler più ricevere manoscritti e chi invece chiede di mandarli solo in certi mesi dell’anno. Direi risposte serie e utili.

  Patrizia